I Disastri simili

Itinerario 3. Il Disastro di Malpasset

Un lungo sentiero di lacrime parte da Est, dalla Valle del Piave nel 1963 e si dirige diritto verso la Valle di Scalve nel 1923. Da qui devia verso Sud-Ovest e raggiunge la Valle Orba nel 1935. Ma questo tragico sentiero spazio-temporale non si interrompe e prosegue il suo percorso circa parallelamente alla linea di costa per quasi 200 km ed arriva nella Valle del Reyran (Vallée de Reyran) nel 1959. Ed eccolo giunto in Costa Azzurra, nelle vicinanze di una cittadina di nome Fréjus (da non confondersi con la nota località sede del traforo alpino italo-francese), in una località chiamata Malpasset, che, a dire il vero, non sembra presagire nulla di buono.

Nel 1951 un grande e prestigioso studio di progettazione ed ingegneria, lo Studio Coyne & Beller, progettò quella che divenne la Diga di Malpasset. Una diga di tipo “ad arco-cupola” ciòè con curvatura non solo in pianta ma anche in sezione verticale. Lo stesso tipo della diga del Vajont, per citarne una a caso......
Questa tipologia di sbarramento è molto idonea in siti ove il fiume scorre in strette valli incise tra rocce molto compatte e resistenti. Al contrario della diga a gravità (per esempio la Diga di Molare), che oppone il suo stesso peso alla spinta dell'acqua trattenuta, la diga ad arco-cupola grazie alla sua geometria trasmette gli sforzi generati alle paresti rocciose su cui è collegata. Per tale ragione queste dighe risultano molto sottili: quella di Malpasset era spessa 6,82 mt alla base ed 1,5 mt sul coronamento. Si può dire che tali dighe demandano la fatica di reggere la spinta del lago alle rocce delle valli su cui sono realizzate. Dovrebbe essere un atto di consapevolezza, ma la storia ha insegnato che in alcuni casi è stato un atto di cieca fede.

Questa diga, alta 66 mt e con lunghezza della volta pari a 223 mt, venne realizzata tra il 1952 ed il 1954. Furono posati decine e decine di blocchi di calcestruzzo pesanti oltre 300 tonnelate e connessi fra loro e le rocce di fondazione tramite armature in acciaio e sigillati con malte ad elevata densità. L'ingegner Andrè Coyne era orgoglioso di poter progettare la diga ad arco-cupola più sottile al mondo: un foglio di calcestruzzo armato in grado di contenere un bacino di volume pari a circa 48 milioni di metri cubi. L'acqua era destinata al consumo idropotabile ed all'irrigazione agricola. Come detto nel 1954 l'opera fu ultimata. A questo punto si sarebbe dovuto effettuare il lento collaudo dell'invaso. In generale le operazioni di invaso e di svaso dei neonati bacini dovrebbero avvenire con grande cura e prudenza valutando gradualmente il comportamento della struttura della diga e delle sponde del lago. In alcuni casi a noi noti tale procedura si tramutò in una vera e propria “una corsa al collaudo”.

Il 1° dicembre 1959 tutti gli scarichi della diga erano ben chiusi per facilitare la costruzione di un ponte autostradale situato un centinaio di metri a valle della stessa diga. Intense precipitazioni fecero salire velocemente il livello del lago.
Il 2 dicembre 1959 alle ore 21.13, la diga si fessurò improvvisamente “come un guscio d'uovo” nella parte centrale di massima curvatura. Il collasso della struttura fu praticamente immediato. Milioni di metri cubi di acqua si riversarono a valle formando un'ondata alta circa 40 mt. Questo autentico muro d'acqua percorse la stretta valle ad una velocità di 70 km/ora distruggendo dapprima di due piccoli villaggi di Malpasset e Bozon (nonchè l'autostrada in costruzione) e, dopo circa 20 minuti, raggiunse la cittadina di Frejus posta 10 km più a valle.
Quest'ultima ha antiche origini romane e fu tra i più importanti cantieri navali dell'impero. L'ondata di acqua e fango, ancora alta circa 3 mt, non ebbe pietà nè del ricco patrimonio storico ed artistico, nè tantomeno degli ignari abitanti: 5 persone su cento perirono per un totale di circa 420 vittime. 1000 furono gli ettari di terreni agricoli compromessi, 155 le abitazioni distrutte. L'inferno ebbe fine quando l'ondata raggiunse il Mediterraneo poco a valle della cittadina. Le furie delle acque furono tali che alcuni enormi blocchi costituenti il paramento della diga sono tutt'ora visibili a circa un chilometro e mezzo a valle di Malpasset.

Sulle cause del disastro indagarono diverse commissioni d'inchiesta governative. Le ipotesi furono molte: sabotaggio, terremoto, meteoriti (!!!), vibrazioni generate dalle mine per la realizzazione di un tunnel autostradale ecc ecc. L'ing. Andrè Coyne, “si chiamò fuori” in quanto solo sei mesi dopo la sciagura morì a sessantanove anni avvilito dall'immane tragedia. Le indagini furono volte alla valutazione della resistenza del paramento della diga, delle sue spalle appoggiate alla roccia ed alla resistenza di quest'ultima. Queste non evidenziarono alcuna anomalia imputabile ai progettisti. Venne pure indagato per omicidio colposo l'ing. Jacques Durgeu del Dipartimento dell'Agricoltura francese per aver autorizzato l'opera. Mal nel 1963 (una data ricorrente...) lo stesso Durgeu portò a conoscenza di tutti i risultati di una sua commissione d'inchiesta che per la prima volta imputava allo studio di progettazione di non aver sufficientemente approfondito le problematiche riguardanti le rocce di fondazione . Nel 1964 Durgeu fu definitivamente scagionato e si iniziò a ipotizzare che il crollo fosse stato determinato .”da un imprevedibile spostamento della roccia sotto l'argine sinistro della diga”.

L'Associazione delle Vittime del Frejus indisse una causa contro lo studio di progettazione della diga. Due furono i fatti che emersero da questo procedimento che non portò ad alcuna condanna. Il primo fu che un mese prima del crollo, riprese fotografiche evidenziarono una deformazione delle diga rispetto alle dimensioni originarie in una trentina di punti presi in considerazione sia sul paramento che in prossimità delle fondazioni. Tale fatto era a conoscenza dell'Ing. Durgeu che intimò l'Ing.Coyne di verificare lo stato della diga. La lettera contenente tale comunicazione arrivò nei giorni immediatamente precedenti il disastro e fu letta solo successivamente. Il secondo fatto emerse dall'immancabile testimonianza del guardiano della diga che sostenne di aver sentito forti vibrazioni sul paramento della diga a seguito della realizzazione della vicina autostrada. Gli esperti calcolarono che tali vibrazioni erano otto volte superiori al limite di sicurezza.

Il Disastro di Malpasset, scosse fortemente l'opinione pubblica francese ma, al pari del Disastro di Molare e del Disastro del Vajont non ebbe alcuna condanna. Al giorno d'oggi per un Francese il nome "Malpasset" equivale ad un misto di indignazione e tristezza. Un po' come il nome "Vajont" per noi Italiani, eccetto per l'indignazione... quella l'abbiamo persa da parecchio tempo!

Ma perchè la Diga di Malpasset crollò ?

Se il Disastro di Molare fu imputabile al connubio di cause geologiche ed idrauliche, se il Disastro del Gleno fu provocato da una progettazione e realizzazione sconsiderata e se il Disastro del Vajont fu causato da una sfortunata combinazione geologica ed idrogeologica, il Disastro di Malpasset del 2 dicembre 1959 è uno degli esempi più lampanti di causa geologico-strutturale. Il tentativo di chiamare in causa fattori esterni (terremoti, esplosioni, persino meteore) o l'imprevedibilità della natura non può in alcun modo adombrare le vere cause di questo disastro. Le rocce (sempre loro !!) su cui era fondata la diga erano costituite da gneiss e scisti.

Trattasi in generale di rocce metamorfiche nelle quali per effetto delle elevatissime pressioni a cui furono sottoposte in tempi geologici passati nelle profondità della terra, i minerali si sono orientati in una stessa direzione conferendo un tipico aspetto “a bande” o addirittura determinando una struttura scistosa connotata da un gran numero di fitte e ben sviluppate fogliazioni che rappresentano vere e proprie linee di debolezza della roccia. Queste rocce erano, o meglio, le loro fogliazioni erano orientate in modo non sfavorevole rispetto alla diga. Inoltre, i probabili carotaggi eseguiti evidenziarono che gli gneiss si presentavano assai compatti. La situazione poteva sembrare ideale per la realizzazione della diga.

Gli studi geologici eseguiti non identificarono però la presenza di una faglia sulla sponda sinistra. Non la identificarono o non gli diedero importanza ? Questo non si sa, ma ciò che rimane evidente e che questa faglia era orientata trasversalmente (in senso opposto) ai piani di scistosità delle rocce (vedere schema). Questa configurazione geometrica si rilevò fatale. Negli ammassi rocciosi infatti, l'intersezione di due piani (la faglia e la scistosità, nel caso di Malpasset) determina la formazione di un cuneo roccioso. Nelle “geologia quotidiana” lo studio dei piani di discontinuità è molto utilizzato in differenti ambiti, come per esempio, la stabilità di scarpate rocciose insistenti su strade. Nel caso di Malpasset, sfortunatamente, la conseguenza di tale configurazione fu ben peggiore, della caduta di qualche cuneo su una sede stradale. Proprio sopra questo cuneo, era stata fondata una diga! A peggiorare ulteriormente le cose fu la presenza di un riempimento di materiale all'interno della frattura (della faglia). Infatti, se la faglia fosse “stata vuota” cioè i due blocchi opposti fossero stati a diretto contatto, la resistenza della faglia (l'anello debole di tutto il sistema) allo sforzo imposto dalla diga sarebbe stato assai maggiore. Purtroppo però il materiale di riempimento della faglia era argilla!

Quando il lago fu riempito le pressioni nel cuneo aumentarono a dismisura. Le fogliazioni delle rocce trasferirono infatti queste sovrapressioni alla faglia ed all'argilla in essa contenuta. Tali pressioni annullarono la forza di coesione all'interno dell'argilla ed i blocchi rocciosi separati dalla faglia si mossero (come fossero due fette di pancarrè con in mezzo dell'insalata russa!). Non è inoltra da escludere che le vicine esplosioni abbiano ulteriormente aggravato il disequilibrio.
Le dighe ad arco-cupola sono strutture rigide e non tollerano spostamenti di alcun tipo tanto meno movimentazioni di intere porzioni di ammassi rocciosi su cui sono fondate. Ancora una volta, l'approssimativa conoscenza del sottosuolo causò un'immane tragedia che si sarebbe potuta evitare con una serie di sondaggi profondi eseguiti preliminarmente alla progettazione esecutiva dell'opera.
Tutto il mondo è paese, verrebbe da dire !

Itineriario 4. Il Disastro di Via Digione

Note a margine :

Questa pagina è stata realizzata consultando principalmente i seguenti testi:

  • "Barrage de Malpasset" di Vito Valenti e Alfred Bertini edito dalla Société d'Histoire de Fréjus et de sa Région, 2003
  • Geoingegneria” di Gonzales de Vallejo edito dalla Addison Wesley Longman Italia, 2004
  • Perche gli edifici cadono” di Levy Matthys e Salvadori Mario edito dalla Bompiani, 1997
  • "L'imprévisible nature" di Max Prado, 1998

Di grande interesse è il sito dedicato al Disastro di Malpasset www.frejs59.fr ed anche uno stupendo articolo geologico in lingua francese ricco di figure e fotografie scaricabile dal sito www.geologierandonneurs.fr o direttamente cliccando qui .

Come raggiungere la Diga di Malpasset ?

La Diga di Malpasset è posizionata a circa 100 km da Ventimiglia (IM).
Una volta percorsa tutta la riviera ligure (Autostrada A10) si raggiunge il confine di stato per immettersi nella sua omologa francese, la A8. L’uscita da prendere è la n.38 “Fréjus” posizionata tra Cannes e Saint Tropez. Una volta usciti vi troverete in una rotonda (naturalmente “alla francese”) e dovrete percorrerla quasi per intero imboccando una stradina che risale la valle del Reyran per circa 5 km. Già alla rotonda sono presenti le indicazioni per Malpasset. Il sito è molto frequentato da Francesi e non in quanto si possono fare delle belle passeggiate immersi nella macchia mediterranea. Per raggiungere la diga occorrono 20 minuti di cammino (sono presenti indicazioni ed alcuni pannelli esplicativi). Cliccando qui è possibile visualizzare il percorso al sito. Finita l’escursione consiglio di visitare il paese di Frèjus, molto caratteristico e ben curato.

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