Il Disastro di Molare |
CAPITOLO 10. Il Processo
Il 14 Agosto 1935 una commissione tecnica nominata dal Ministero dei Lavori Pubblici si recò in Loc. Ortiglieto per constatare la particolare dinamica dell'evento. Tale commissione evidenziò il perfetto stato di conservazione della Diga Principale.
Il 28 Agosto 1935 il Podestà di Ovada intimò tramite una lettera-ordinanza le O.E.G. a provvedere al risarcimento dei danni. Naturalmente le O.E.G. fecero ricorso sostenendo che il disastro non fu dovuto in alcun modo all'impianto di Ortiglieto bensì alle imponenti precipitazioni che determinarono un altrettanto imponente piena del T.Orba. Le O.E.G., avvalendosi di un gabinetto tecnico e legale di tutto rispetto, non solo fece valere le proprie ragioni ma addirittura sostenne che il Podestà con la sua ordinanza andò "contro la legge e contro lo stato"!
L'immane tragedia del Disastro di Molare innescò naturalmente una vicenda giudiziaria che vide il suo epilogo il 4 Luglio 1938 con l'assoluzione di tutti i dodici imputati: l'Ing Gianfranceschi (deceduto), Ing. Zunini, Ing. Negri, Ing. Gonzales, Ing. Perrone, Ing. Balsamo, Ing. Cascone, Ing. Pellerano, Ing. Prinetti ed Ing. Bassi (tutti dirigenti o direttori dell'O.E.G.). Vennero processati anche i tecnici Volonino e Grillo, addetti alla Centrale, ai quali si faceva carico di avere omesso le segnalazioni del pericolo del disastro. Il merito delle assoluzioni del personale tecnico-dirigenziale è in parte imputabile alla competenza tecnico-legale della difesa ma anche, e soprattutto, alla inadeguatezza del pubblico ministero. Il procedimento si dibattè alla Sezione Istruttoria presso la Corte di Appello di Alessandria (Presidente comm. Garino).
Un elaborato particolarmente interessante è la "Relazione Tecnica nel Processo Penale - Sulla Rottura della Diga di Sella Zerbino (Molare 13 Agosto 1935)" redatta dal Prof. Giulio De Marchi (Ordinario di Idraulica nel R.Politecnico di Milano) nel Settembre 1937. Tale documento rappresenta in sostanza una consulenza tecnica di parte a favore delle imputate O.E.G..Per chi fosse interessato ad un dettagliato riassunto della Relazione Tecnica può cliccare quì.
Il Prof. Giulio De Marchi (1890 - 1972) è considerato sicuramente una delle figure più importanti dell'idraulica italiana ed internazionale. Basti pensare ai suoi numerosi scritti e trattati. Inoltre fu il primo direttore del Poliateneo di Milano (ex Regio Politecnico).
I tratti salienti della sua relazione sono senza ombra di dubbio:
l Prof. De Marchi conclude la sua relazione:
Il nubifragio del 13 Agosto del 1935 ha superato tutti gli analoghi eventi che erano stati precedentemente osservati, non solo nella Regione Liguria, ma in Italia e nell'Intera Europa. Da quando la pioggia forma oggetto di metodiche misure, cioè da oltre due secoli, li ha superati per quantità di pioggia caduta e per la sua inusitata intensità. Esso ha dato luogo, nell'Orba e nei suoi affluenti, a piene enormi, da due o tre volte più grandi delle massime verificate in precedenza. Una piena di siffatta intensità per un bacino della estensione di 141 kmq fino al 13 Agosto 1935 non era entrata mai nel campo delle previsioni tecniche. Era, quindi, inevitabile che gli scaricatori dei quali il lago di Ortiglieto era stato dotato risultassero insufficienti a darle sfogo e che le dighe venissero tracimate ..Questa insufficienza, invece, non fu che la dolorosa conseguenza di un evento straordinario, che trovò impreparata la tecnica del tempo: tecnica inevitabilmente determinata dalle nozioni di cui disponeva, ma professata. e praticata, ovunque e. da tutti, compresi i Periti. Il crollo della, Diga di Sella Zerbino è venuto a ricordare ancora, una volta. ai progettisti e costruttori che le forze naturali sfuggono all'umano controllo, e che di fronte ad esse i mezzi di cui l' uomo dispone sono sempre limitati e modesti. Le sue vittime si sono aggiunte alle innumerevoli delle quali è seminato il faticoso cammino del lavoro umano, e che segnano le tappe dolorose di ogni suo progresso.
Note a margine:
Così come nella progettazione dell'invaso, anche durante il processo la figura del geologo non fu considerata. Il fatto stesso che la consulenza tecnica del Prof. De Marchi fosse totalmente improntata all'aspetto squisitamente idraulico risulta assai indicativo. Il Disastro di Molare fu un disastro prettamente idraulico? Nel 1923 la Diga del Gleno crollò per deficienze strutturali, 36 anni dopo il Vajont evidenziò a tutto il mondo l'importanza della geologia nella progettazione di un invaso. Alla luce di questo eventi si può ancora affermare che il Disastro di Molare fu solo un grande esempio di errato dimensionamento delle opere di scarico? I periti dell'O.E.G. riuscirono a dimostrare (e a cavillare) che le opere di scarico erano sì insufficienti a smaltire la piena del 13 Agosto, ma era nello stesso tempo impensabile un evento meteorico così imponente. Tutto questo in risposta all'accusa sostenente la tesi che in realtà vi fossero stati altri eventi paragonabili a quello in questione. Non venne fatto nessun riferimento all'idoneità del sito scelto per l'invaso, né da parte dell'accusa né tantomeno da parte della difesa !! Questo fu un gravissimo errore! La Diga Principale alta più di 40 metri resse alla spinta del Lago; non fu così per la Diga Secondaria alta poco più di 10 m! La ragione di questa apparente contraddizione è da ricercarsi nella geologia: per puro caso, la Diga Principale fu costruita in un settore caratterizzato da rocce relativamente compatte, mentre la Diga Secondaria fu realizzata in una fascia fortemente fratturata. Cosa sarebbe accaduto se i due sbarramenti fossero stati eretti su roccia compatta? Avrebbero resistito alla spinta? Sarebbe crollata la sola Diga Secondaria senza il collasso dell'intera sella con una conseguente ondata di minori dimensioni? Sarebbe crollata la Diga Principale con conseguenze altrettanto devastanti a quanto realmente accaduto? Queste sono solo ipotesi. L'invaso non doveva essere progettato in quel sito perché quest'ultimo non era idoneo in considerazione delle poche ed errate valutazioni geologiche ed idrologiche. Solo per mezzo di approfonditi studi finalizzati all'individuazione di tutte le problematiche dell'invaso si sarebbe potuto valutare l'effettiva fattibilità dell'opera. Se si osserva la cartografia dell'epoca (cliccare qui) i più saranno portati a chiedersi come è possibile che si sia scelto proprio Bric Zerbino come sito di uno sbarramento. L'idea iniziale dell'Ing. Zunini e cioè di progettare uno sfioratore a scivolo che sfruttasse la depressione di Sella Zerbino era, a mio modesto avviso, molto arguta. Sempre che le condizioni geologiche l'avessero consentito. Così non è stato, e lo sfioratore non venne realizzato. Ma anche l'invaso non sarebbe dovuto sorgere e sicuro non di quelle dimensioni. Il Disastro di Molare quindi è stato causato da un problema geologico di base. Le piogge (la cui entità è già stata a sufficienza rimarcata) furono solo il fattore scatenante.
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