Molare

Parte 6. L'Isola che non c'è più

 

Oltrepassato l'abitato di Molare in direzione di Cremolino, la “ex SS n. 456 del Turchino” procede in salita tra le vigne di Dolcetto sino a spianare a circa 2 km a monte del Paese. In questo tratto la strada percorre la testata della piccola Valle Crosio (cliccare quì per vedere la cartina della zona). Il paese di Cremolino non è ancora visibile perchè nascosto da un'isola sopra la quale sorge, in posizione panoramica la bella chiesetta Madonna della Bruceta (... una pastorella sordomuta alla quale una signora chiede in dono un agnello del gregge: la fanciulla va a casa e chiede il permesso alla mamma, sorpresa quest'ultima nel sentirla parlare. Tornando dalla signora non la trova più, mentre una voce dal cielo sussurra "Io sono la Regina del Paradiso"... dal settimanale L'Ancora del 29.08.2003).

 

Quest'isola, che si estende tra i comuni di Cremolino e Prasco, è ben visibile poichè interrompe bruscamente le colline che la circondano. Alle vigne e gli orti l'isola contrappone un fitto manto boschivo di querce, castagne e qualche pino. Il suo profilo è ripido e la sua altezza è decisamente maggiore rispetto ai rilievi collinari. Del mare ormai estinto che un tempo circondava l'isola, rimangono a testimonianza tangibile le rocce della formazione di Molare e Rocchetta: “il tufo”. Un mare molto vecchio, terziario, risalente a circa 30 milioni di anni (vedere La Formazione di Molare), si frangeva sugli scogli dell'Isola della Bruceta costituiti da rocce molto più vecchie del mare stesso. Sono le rocce scure e dure del Gruppo di Voltri (vedere Geologia del Lago di Ortiglieto): “la rocca”.

Il Giro del Casello

La Valle del Rio Crosio è una piccola valletta che limita a nord il Paese di Molare. Il corso d'acqua è poco più di un ruscello che scorre cheto tra vigne, orti e un piccolo boschetto di pioppi ormai inselvatichiti, per poi tuffarsi nell'Orba a valle del Lago del Signorino. La parte inferiore della piccola valle è percorsa dalla ferrovia Genova – Ovada – Acqui Terme che dopo aver attraversato l'Orba grazie al Ponte di Ferro, la attraversa per circa 900 mt prima di incunearsi nella Galleria Molare-Prasco. La Valle Crosio è accessibile dal Paese di Molare grazie al “Giro del Casello”, cioè una mulattiera che parte dalla piazza, scende la vallecola, attraversa sia il Rio Crosio che la ferrovia per giungere a Loc. Coccolina. Se si procede sempre dritti, seguendo la strada principale, ci si inoltra nel territorio di Cremolino sino ad immettersi nella strada “ La Priarona ” che unisce questo paese ad Ovada. Se invece, poco dopo essere transitati sul ponticello sopra la ferrovia, si devia a sinistra, si raggiungerà nuovamente il Rio Crosio, ed attraversandolo la strada proseguirà sino a raggiungere il Paese di Molare, completando una sorta di girotondo che terminerà sempre nella piazza, in corrispondenza della Congrecazione delle Suore. L'anello dunque intersecherà due volte il Rio Crosio, ma solo una volta attraverserà la ferrovia. Il “Giro del Casello” è possibile effettuarlo sia a piedi (tempo circa 1:30) sia in mountain bike.

Nel cuore dell'Isola che non c'è più.

La Galleria di Cremolino fu scavata tra il 1890 ed 1893 dalla “Società Italiana per le strade Ferrate del Mediterraneo”. Fu un'impresa notevole sia per la lunghezza complessiva, di ben 3408 mt, che per l'ostile ambiente sotterraneo interessato. La galleria infatti attraversa proprio il rilievo montuoso della Bruceta che si sviluppa tra Loc. Roccasolo (presso la nuova farmacia di Cremolino) ed il Bric Mazzapiede (sopra il paese di Prasco). La galleria fu realizzata con due attacchi: a Prasco (“Imbocco Asti”) i lavori iniziarono con perforazione meccanica l'8 ottobre 1889 o procedettero alla media di circa 1 mt al giorno. I primi 800 mt di perforazione nella dura metabasite del Gruppo di Voltri non diedero grandi problemi. Successivamente però, la roccia divenne maggiormente tenera “... degradato con interposti strati d'argilla e con caverne....”. La perforazione infatti, stava procedendo nel cuore del Bric Mazzapiede intercettando importanti sistemi di faglie (fratture) che erano state le responsabili del sollevamento di tutta la dorsale montuosa (dell'isola) dai fondali dell'antico mare. E con le faglie iniziarono seri problemi! Una frattura comporta inevitabilmente la presenza di acqua... tanta acqua (“ ... a m. 1115,4 dallo sbocco si avevano già mc 40 l'ora. Nei successivi m. 249 crebbero a dismisura e raggiunsero mc 400 l'ora ...”).

Frattanto all'Imbocco Genova, cioè quello lato-molarese gli scavi vennero effettuati a mano per la presenza di rocce maggiormente friabili. Sono le marne delle Formazione di Molare e di Rocchetta che costituiscono le colline della Loc. Coccolina. Sono colline dolci, ancora coltivate a vite la quale ama il “tufo”, come quì la gente chiama tradizionalmente la marna (in realtà il tufo è una roccia completamente differente: trattasi infatti di una roccia prodotta dalla cenere vulcanica). Dopo alcune centinaia di metri di avanzamento, e con l'approssimarsi al cuore duro della montagna iniziarono le infiltrazioni che rendevano precaria la stabilità delle pareti rocciose. Alle due squadre intente a penetrare l'Isola che non c'è più, una terza aveva il compito di scavare il profondo pozzo di areazione che, dal versante nord-occidentale del Bric della Bruceta, si sviluppava verticalmente per 66 mt intercettando la galleria in realizzazione.

L'opera fu resa estenuante dalla natura delle rocce, che richiedeva l'uso anche di mine, e dall'abbondante presenza di acqua in profondità. Non ci è dato sapere se tutte queste problematiche ebbero un riscontro in incidenti sul lavoro. Ma a quei tempi la manodopera costava poco.... La realizzazione di una galleria ha due momenti focali: l'attacco e l'incontro. Le due squadre posizionate nei versanti opposti si incontrarono il 14 novembre 1892 dopo tre anni di scavi ad una distanza dall'Imbocco Genova di 1113,54 mt ed a una profondità dalla superficie topografica di circa 200 mt. Di fatto la squadra di Prasco, grazie alla trivella, scavò circa 2/3 dell'intera galleria. Alla cerimonia dell'abbatimento dell'ultimo diaframma roccioso, parteciparo illustri personalità: i senatori Saracco e Costa, il deputato Borgatta ed il commendatore Ripa di Meana oltre che tutte le autorità locali. La grande opera venne rifinita nei 5 mesi successivi: il paese di Prasco, oltre alla galleria, ebbe anche il suo nuovo acquedotto alimentato dalle sorgenti intercettate dalla galleria. Molare invece non ebbe acqua bensì fresca aria che dall'Imbocco Genova percorre un breve tratto della Valle Crosio e, chissà come, raggiunge la Piazza del Paese rinfrescando le calde sere estive.

Arcipelaghi che non ci sono più.

La geologia del settore compreso tra Ovada – Molare – Ponzone è stato in passato oggetto di accurati studi geologici. Quest'area infatti riveste grande importanza poiché come più volte detto, si trovano a contatto rocce molto differenti e di fondamentale importanza per la comprensione dell'evoluzione Alpina ed Appenninica. Le antiche rocce del Gruppo di Voltri divengono, procedendo verso Nord sempre più infrequenti poiché relegate in profondità sotto le successioni sedimentarie marine terziarie. Tra Molare, Morbello, Ponzone e Cremolino, nell'area dove sono diffusamente presenti quest'ultime rocce, sono però presenti anche una serie di limitati ed isolati affioramenti di rocce verdi (tradizionale denominazione del Gruppo di Voltri). Alcune pubblicazioni definiscono “questi isolotti” con un termine meno affascinante ma più scientifico: “paleorilievi”. Nel fondale marino terziario infatti, sistemi di faglie sollevarono porzioni del basamento anche diverse centinaia di metri. Questa impulso, è da ricollegarsi “alla spinta” del corrugamento delle alpi (Orogenesi Alpina). Il risultato fu la creazione di piccoli arcipelaghi o di semplici scogli o bassifondi che avrebbero potuto creare gravi problematiche ad ipotetici naviganti. Tra questi isolotti era presente il Bric Mazzapiede-Bruceta-Roccasolo (Prasco-Cremolino), il Monte Brignone (Morbello), il Monte Laione (Grognardo), il Bric degli Uvi (Cassinelle) ecc. Lo stesso Paese di Molare presenta a poche decine di metri di profondità “un cuore di roccia verde” che il Torrente Orba ha messo a nudo presso il Lago del Signorino. Molare quindi sorgerebbe non su un'isola ma su un bassofondo.

Dov'è finito l'antco mare?

Se volgiamo essere estremamente coincisi…. per fare un bel bagno in quel mare, basta prendere l'autostrada e raggiungerlo nella sua attuale posizione, percorrendo per il lungo tutta la Pianura Padana.

 

 

 

 

 

 

Parte 7. Al fiume...

Note a Margine:

I dati relativi alla realizzazione della galleria provengono dall'opera " I Grandi Trafori Alpini Frejus, San Gottardo, Sempione ed Altre Gallerie" di G.B. Biadego del 1906 edito dalla Hoepli.
Trale le altre galleria, oltre a quella di Prasco-Molare è presente la Galleria del Turchino. L'opera, di difficile reperimento, è consultabile presso la biblioteca del politecnico di Milano. Consiste in due tomi di cui il secondo è "l'atlante" che contiene sezioni, grafici, avanzamenti ecc..
Un'opera straordinaria di oltre 1200 pagine.

Decisamente di più facile reperimento è il volume (recentemente ristampato dalla Nuova Editrice Genovese) "La Freccia del Turchino" di Corrado Bozzano, Roberto Pastore, Claudia Serra ( Compagnia dei Librai, Genova 1999).

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