La Valle Orba |
Parte 5. Il Rio Meri e la Sberzulera
Il Rio Meri è uno dei principali affluenti del Torrente Orba e confluisce alcune centinaia di metri a monte dell'attuale diga di Ortiglieto. Nel suo tragitto di quasi 10 km attraversa da Ovest verso Est il Comune di Ponzone (dove ha origine in Fraz. Abbasse – Bric Uvi 740 m s.l.m.), il Comune di Cassinelle e, nell'ultimo tratto, il Comune di Molare (cliccare quì per vedere la cartina)..
Innanzitutto il Rio Meri giocò un ruolo importante durante il Disastro di Molare. A detta di molti testimoni, durante quel 13 agosto 1935 il rio diede un importante contributo all'afflusso dell'Orba. Ciò è comprensibile in quanto il suo bacino idrografico non è trascurabile (circa 10 kmq). Il ponte sul Rio Meri (la provinciale per Olbicella) inoltre, fu una delle principali opere accessorie costruite durante la realizzazione dell'invaso di Ortiglieto. Il ponte fu costruito ad una quota pari a circa 325 mt slm mentre la quota di massimo invaso era pari a 322 m slm e cioè solo tre metri più basso. Ciò dà un'idea delle dimensioni del Lago di Ortiglieto che, in corrispondenza del Rio Meri assumeva ampiezza massima. Infatti, se oggi dal ponte scrutiamo in direzione del Torrente Orba, notiamo come quest'ultimo sia lontano (circa 500 mt) e molto più in basso (ad una quota di circa 295 m slm). In sostanza il Torrente Orba oggi scorre, all'altezza della confluenza del Rio Meri, sul fondo del vecchio lago, un tempo profondo quasi 30 mt!. Ma al di là del Disastro di Molare il Rio Meri merita una breve trattazione in quanto rappresenta in un certo senso una piccola selvaggia oasi ove le uniche attività umane sono legate alla caccia, alla raccolta dei funghi e delle castagne. Pochissime sono anche le abitazioni posizionate nelle immediate vicinanze del rio.
Sicuramente uno dei più scenografici è posizionato sotto il ponte sopra accennato. Nella stagione estiva è frequentato da bagnanti che cercano refrigerio dalla calura senza affaticarsi in nuotate. Una cascatella garantisce un'ottima circolazione d'acqua, presente anche nei periodi maggiormente siccitosi.
La risalita del Rio Meri risulta decisamente difficoltosa a causa della foltissima vegetazione boschiva che custodisce una serie di piccoli laghetti che costituiscono l'habitat ideale per la fauna acquatica costituita da trote, barbi, arborelle, rane, gamberi ecc. I boschi inoltre, costituiti da castani, querce, betulle, noccioli, robinie, frassini, ontani, carpini e con sottobosco arbustivo di biancospino, ginepro e sorbo, ospitano numerose specie animali come cinghiali, caprioli, volpi, scoiattoli, faine, lepri, tassi ecc… Come già detto, di grande importanza, qualità e pregio sono i funghi primi fra tutti i porcini e gli ovuli.
Il Rio Meri è assai interessante anche dal punto di vista geologico – strutturale. Esso scorre all'interno di una valle perfettamente orientata W-E al pari del Rio Miseria presso Ponzone ed affluente del Torrente Erro. Questo allineamento non è casuale ma l'effetto della presenza di un importante accavallamento per faglia (“sovrascorrimento”) di differenti unità rocciose del Gruppo di Voltri. Il Rio Meri dunque scorre lungo un sistema di faglie evidenziate da rocce (metabasiti, serpentiniti, metasedimenti) fratturate e deformate.
Procedendo per alcuni chilometri verso monte, dopo aver percorso stretti meandri immersi nel verde si raggiunge la confluenza tra il Rio del Frasso ed il Rio Ciapela che dà origine al Rio Meri. Ci troviamo nella Valle Fredda, località nel Comune di Cassinelle, conosciutissima dai cercatori di funghi. In questa zona, nascosta tra fitti boschi di castagni e roveri, si trova la famigerata Sberzulera. Questa località dal nome assai singolare è costituita da un rilievo montuoso (630 m s.l.m.) delimitato dai due rii anzi accennati. La sua caratteristica più interessante (oltre che la presenza di funghi) è rappresentata da due grotte abitate dagli Sberzoi, cioè folletti poco raccomandabili.... Molte sono le dicerie su questo luogo: si parte da un povero cane rinchiuso in una delle grotte, e ricomparso dopo molto tempo a chilometri di distanza, sino ai poveri bambini che in tempi immemori erano ritenuti poco normali e perciò scacciati dal loro paese in questo luogo. In un passato più recente si narra di esercitazioni di artiglieria leggera presso la Sberzulera.
Effettivamente la Sberzulera è un posto molto cupo. Difficilmente chi non conosce il posto riesce a trovarla. Si tratta di un enorme masso alto una quindicina di metri. A mezza altezza è presente una profonda frattura. Nella parte inferiore, meno visibile, è presente un'altra apertura accessibile (come la precedente) ai soli esperti speleologi. Questa frattura, da cui esce una gelida corrente d'aria, si sviluppa per alcune decine di metri, approfondendosi sempre più e restringendosi sino a divenire impraticabile.
Quale è l'origine della Sberzulera?
Occorre per prima cosa dire che le rocce metamorfiche del Gruppo di Voltri che costituiscono l'ammasso roccioso della Sberzulera non sono carsificabili. La più accreditata ipotesi sulla genesi delle grotte fa riferimento alla presenza di lineamenti tettonici (faglie). Vale la pena comunque sottolineare che nell'area in oggetto non sono presenti rilevanti affioramenti rocciosi ad eccezione della Sberzulera. Quest'ultima inoltre non sembra strutturalmente essere "in posto". Un'ulteriore spiegazione alla genesi della grotta, a mio parere la più probabile è la seguente. L'area della Sberzulera in un passato più o meno remoto è stata sito di una grande frana che ha portato alla mobilitazione di una grande quantità di materiale roccioso. Uno di questi blocchi, forse il più grande, durante il suo crollo si è rotto in due o più grandi porzioni che però sono rimaste connesse. La grotta quindi potrebbe essere la frattura causata dal crollo. E' difficile comunque immaginarsi da dove possa provenire un masso di simili dimensioni. Certo è che nell'area circostante sono presenti numerosissimi blocchi rocciosi, di dimensioni assai più contenute.
Queste fotografie sono state scattate durante una recente escursione nel sito. Per ovvie ragioni, sconsiglio vivamente di avventurarsi all'interno degli anfratti se non siete speleologi. L'area non è neanche coperta dalla telefonia mobile.... A tutti coloro che fossero interessati alla speleologia della Sberzulera consiglio di consultare l'elenco Catastale Grotte Zona 1-100 nonché l'Archivio dati a cura dell'Associazione Gruppi Speleologici Piemontesi (a tal riguardo consultare anche il sito ufficiale del Gruppo Grotte Acqui).
In un certo senso la Sberzulera può essere considerata un “crotto”. I crotti infatti, sono luoghi, in particolare presenti nel nord Italia (per esempio nella Valchiavenna), che “intrappolano” masse d’aria a temperatura quasi costanti (circa 8 gradi). I gradienti termici che si instaurano tra l’interno e l’esterno provocano il noto fenomeno del “soffio” (detto in dialetto chiavenasco “Sorèl”). Sono ambienti localizzati in grandi accumuli di frana (Aldighieri B. et Al., 2006) con blocchi rocciosi tra i quali i vuoti interposti non sono intasati di materiale fine. Nel caso della Valle Fredda, la Sberzulera è un’eccezione, in quanto l’accumulo di frana presenta in genere una considerevole quantità di materiale terroso fine oltre che scheletro roccioso, che però non ha chiuso le profonde fenditure del gigantesco masso. Una curiosità: i crotti della Valchiavenna un tempo venivano utilizzati per stagionare salumi, formaggi o conservare vini. Nata nel 1956 la Sagra dei Crotti, si svolge ogni anno a Chiavenna durante il secondo week-end di settembre. Il successo della Sagra dei Crotti è enorme e attira ogni anno circa 30.000 persone dall'Italia e dall'estero (da wikipedia). Difficile che si possa organizzare una “Sagra della Sberzulera”…….. ma chissà….
Spero in futuro di approfondire le conoscenze della Sberzulera grazie ad ulteriori sopralluoghi e studi geologici.
Note a margine :
Sberzulera di Gianni Priano:
Ir tram l' guida
in brov om/
ien dricc, protic a pijè re chìrve/
sg-velt e titt ant ra port. Sùmma/
nuiòtr ad avài nàinta port, a savài/
nàinta ban 'ndaua chinè, in quar/
purtòn d'grattazè pruè a fè/
in sonn. Vedr id fragg, sc-tanòcc/
a Caricamaint, in via d'Frànza/
a tira na britta curràinta vaint/
arznì stì c't òrva ra gùra/
ra to gùra id'prèra. T' soi ban/
c'lè nàinta in posc-t ra Sberzulèra/
ma ra man, ir pè c't'an taijò/
i uardiàn d'l'ascensur, i capàtt./ A l' sàiva nàinta d' vàgghe
ir riv/
Ciapèla a Begòt, ar Cep aut/
e in carònt d'architàtt a sbraggè/
salì sì malfurmoi, masg-noie/
nascìe fora dar righe, fasc-tìdi/
dra parrocchia, tra titte re crusg/
c'avai a n'è manc ienna gisc-ta./ Gionatan ra na crusg celtica/
ans ir brozz. L'è sc-tò in sberzò/
csgèn der guidatù a tatuèla a son/
d' valùr, muròl, armamentòri/
d'uperatùi suciòl.
(Il tram lo guida un bravuomo/
uno rigoroso, pratico a prendere le curve/
svelto e tutto nella parte.Siamo/
noi a non avere parte a non sapere/
bene dove scendere, in quale/
portone di grattacielo provare a fare/
un sonno. Vetri di freddo, stanotte/
a Caricamento, in via di Francia/
tira una brutta corrente, vento/
rugginoso sottile che ti apre la gola/
la tua gola di pietra. Lo sai bene/
che non è un posto la Sberzulera/
ma la mano, il piede che ti hanno tagliato/
i guardiani dell'ascensore, i capetti./ Non lo sapevo che avrei visto/
il rio Ciapèla a Begato, al Cep alto/
e un caronte d'architetto a gridare/
salite su malformati, bambineti/
nati fuori dalle righe, disturbatori/
della parrocchia, tra tutte le croci che avete/
non ce n'è neppure una giusta./ Gionatan ha una croce celtica/
sul braccio. E' stato uno sberzò/
cugino del guidatore a tatuargliela a forza/
di valori, morali, armamentari/
da operatori sociali)
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