Molare

Approfondimento: Molare o Mollare dal Dizionario Geografico Storico-Statistico-Commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna del Professor Goffredo Casalis (Torino, 1856)

 

MOLARE o MOLLARE (Mollariae), capoluogo di mandamento nella prov. e dioc. di Acqui, div. di Alessandria. Dipende dal senato di Casale, intend. Prefett. ipot. d'Acqui, insin. di Ovada. Ha un uffizio di posta.

Giace a manca dell’Orba, e in vicinanza di esso, in una valle amena delralto Monferrato, a scirocco da Acqui, da cui è distante sette miglia.

Gli sono aggregate due frazioni, cioè Orbicella e Cavanna.

Come capo di mandamento ha soggetti i comuni di Cremolino, Cassinelle e Prasco. La strada che vi passa per a Genova è molto frequentata. L’Orba si tragitta col mezzo di un battello inferiormente a questo villaggio: dopo aver bagnato questo territorio e quelli di Ovada, Silvano, Capriata, Basaluzzo e Prasco va a scaricarsi nel Bormida presso la città di Alessandria: verso la sua sorgente esso è fecondo, di buonissime trote.
Ad ostro di Molare sorgono balzi fecondi di castagne, i quali sono confinanti coll’Appennino e con quella parte di monti che si chiamano Gioghi di Genova. Nel 1799 vi ebbero varii fatti d'armi tra questo villaggio c quello di Ovada: cotali fazioni, che furono di poco momento, accaddero tra le schiere austro-russe e i repubblicani di Francia, i quali vi erano discesi da Rossiglione.

Il territorio presenta una superficie di ettari 1593: il suolo è in parte di tufo e in parte pietroso.
Il maggiore prodotto si ricava dalle fertili colline, da cui il paese è circondato a tramontana c ponente; giacchè forniscono in copia vino eccellente che in parte trasportasi a Genova c in parte a Milano.
Si fanno discrete ricolte di fromento, di meliga e di castagne, ma non si ragguagliano esse alla consumazione che se ne fa dagli abitanti. I gelsi coltivansi con successo, e vi è importante il prodotto dei bozzoli.
Nel luogo detto Mortizei si rinviene ferro solforato cristallizzato nella clorite; e nel letto del torrente Orba si trova ferro solforato cristallizzato arsenicale argentifero.

Assai vasta e bella é la chiesa parrocchiale. statavi costrutta nel 1700 mercè delle pie sollecitudini dell’abate Emanuele Tornielli, che fece all’uopo grandi largizioni come si scorge da un'epigrafe posta sulla tomba del nobile casato Tornielli, la quale trovasi appunto in questa chiesa.
A poca distanza dal capoluogo vedesi un rurale tempietto di vetusta e gotica costruzione, detto santa Maria della Pieve.

Più lunge, ad un miglio circa da Mollare, verso mezzodì sta il rinomatissimo santuario di N.S. delle Rocche: nel decimo giorno d'agosto dell’anno 1823 monsignor Sappa vescovo d'Acqui, statone delegalo dal capitolo Vaticano di s. Pietro in Roma, fecevi la solenne incoronazione della veneratissima immagine di N. S., e più di trentamila persone intervennero a così augusta funzione, che fuvvi eseguita massimamente per le cure del conte Celestino Tornielli, il quale fece all’uopo il più delle spese, cd anche mercè dello zelo dell’arciprete Giuseppe Gajoli.
Nella prima domenica di settembre si celebra nella chiesa parrocchiale la festa di s, Urbano, il cui corpo fu spedito da Roma in prezioso dono alla sua patria dal P. Pio Tornielli, domenicano, confessore di papa Benedetto XIII. Nel medesimo giorno vi si uffìzia pure in onore dell’insigne reliquia della santa Spina di Nostro Signore, di cui fece dono a questa parrocchia il P. Giacinto Gajoli, già superiore dei domenicani del convento del Bosco.
Le belle ed assai comode abitazioni dei Tornielli, dei Gajoli c dei Moscheni fanno vaga mostra di sè nel borgo di Molare.
Immediatamente dopo la prima domenica di settembre vi si fa una fiera che dura tre giorni, ed è molto frequentata per le contrattazioni delle bestie bovine.
Pesi e misure del Monferrato.
Gli abitanti sono in generale robusti ed industriosi: si applicano singolarmente all’agricoltura.
La popolazione, compresi i terrazzani delle frazioni di Orbicella e di Cavanna, ascende ad anime 1499.

Cenni storici. In un sito poco discosto da Molare, al quale si dà ora il nome di Ceriato, esisteva negli antichi tempi un cospicuo borgo che venne distrutto dalle nordiche orde, per la cui violenza cadde il colosso dell’impero romano. Ivi giacciono qua e la i ruderi di abbattuti edifizii: ivi si trovarono, e sovente si trovano urne funerarie, monete antiche e medaglie d'imperatori romani; ed una di queste dissotterrata non è guari, porta il nome e l’immagine dell’imperatore Marco Aurelio Antonino: ora dalle rovine di quel borgo sorse quindi verso la metà del. secolo XIII il presente Molare, che si crede  abbia preso il nome da una vicinissima cava donde s' estraevano le mole che servivano all’uso del vetustissimo molino che tuttora esiste presso questo abitato.
I primi documenti a noi conosciuti , che facciano parola di questo borgo, sono un pubblico atto del 23 maggio 1295, ed una bolla di papa Bonifacio VIII: con quell’atto si ratificò nella curia di Molare da Giacomo ed Ugone figliuoli di Manfredo marchesi Del Bosco la vendita che il loro fratello Lanzelotto fece al comune di Genova della parte che questi aveva sopra Ovada, ed alcuni altri castelli: coll’anzidetta bolla, che ha la data del 4 aprile 1299, quel sommo Pontefice dava all’arciprete di Mombaruzzo l’incarico di rivendicare tutte le alienazioni illegittimamente fatte dei beni spettanti alla chiesa Parrocchiale di Molare; e a ciò s'induceva per accondiscendere ai giusti richiami dell’arciprete di essa chiesa, il quale era un certo Rubeus.
Il distretto ove fu edificato questo borgo soggiacque dapprima alla signoria dei marchesi nel Bosco; ma verso il 1230 Agnese unica figliuola ed erede di Guglielmo, uno degli anzidetti marchesi, essendosi maritata al marchese Malaspina possente nel Tortonese e nella Lunigiana, gli portò in dote tutto quel tratto di paese, ove ora stanno i luoghi di Molare, Cremolino, Cassinelle, Morbello, Morsasco e parecchi altri già da noi indicati all’articolo Cremolino, vol. V, pag. 580 e seg.
AI marchese Federico Malaspina vi succedette nel dominio Tommaso I il quale fece fabbricare in Molare un castello con attigua fortissima torre, ove stabilì la sua residenza. Il di lui figliuolo Isnardo I fu quegli che nel 1527 diede ai molaresi le prime leggi, le quali tuttora si conservano nell’archivio comunale, ove pure si trovano i privilegi allora conceduti a questo comune; ma indi a non molto tempo lo stesso lsnardo costrusse in più elevato sito un altro castello tuttora esistente in Cremolino, ove trasferì la sua dimora, ed ove risiedettero poscia tutti i successori di lui.
Di cosi inclita prosapia fu quella Brisamante, la quale, come accennammo all’articolo Cremolino, sposò Robaldono Tornielli di Novara, che fu vicario imperiale negli anni 1327, 1328, e nel cui primogenito per nome Antonio continuò la linea dei Tornielli di Vergano: il secondogenito dell’anzidetto Robaldono, cioè Alberto, per motivo delle guerre civili, che infierivano in Novara tra i guelfi e i ghibellini, venne nel 1336 a rifugiarsi in questa contrada , soggetta in allora alla giurisdizione dei Malaspina, e fu lo stipite dei Tornielli di Molare, famiglia che continua tuttora.
Nel dì 25 settembre 1368 il vescovo d'Acqui Guidone confermò un atto de' canonici della sua cattedrale, con cui questi avevano nominato Anltonio Zabrera di Morsasco a arciprete di santa Maria plebis de Campali seu de Molarris, in allora vacante per la rinuncia, che ne fece nelle mani del vescovo un Antonio Bocatio monaco di Tilieto: soscriveva quell’atto un Isnardo Zabrera podestà di Mollare.
Nel 1390 i Malaspina consorti ricevono dal doge di Genova l’investitura di Mollare, Cremolino, Cassinelle e Tresobbio; e se ne ha la successiva ricognizione del Re di Francia, dopo che a lui si sottomette (1396) la genovese repubblica; se non che veggiamo che nel 1467, i genovesi toglievano a Tommaso de' marchesi di Malaspina, signore di Valle d'Orba, le terre di Mollare e di Cassinelle, unitamente ad alcune altre.
L’anno dopo essendo mancalo ai vivi il marchese Teodoro di Monferrato, mentre trovavasi in guerra colla repubblica di Genova, a lui succedette Gian Giacomo, che a mediazione dell’imperatore Sigismondo conchiuse nel 1419 la pace co' genovesi, i quali restituirono allora al marchese Gian Giacomo, alla cui famiglia apparteneva dapprima il superiore dominio di questa contrada, il luogo di Mollare insieme con tutti gli altri, che il marchese Tommaso Malaspina teneva in feudo da quella repubblica, con patto peraltro, che in essi luoghi non potessero ricoverarsi i banditi genovesi, e fosse Genova prosciolta da ogni debito, che potesse aver contratto co' vassalli di quelle terre.
Estinta la linea de' marchesi Malaspina per l’improvvisa morte di Isnarllo III, avvenuta nel 1467, il borgo di Mollare rimasto libero, si diede volontariamente al marchese Guglielmo di Monferrato della stirpe Paleologa, con certi patti e con alcune condizioni, che si leggono nell’apposito atto esistente nell’archivio comunale. Sotto questo dominio rimase insino a che per essersi anche spenta la linea de' predetti marchesi Paleologhi di Monferrato, l’imperatore Cado V diede la giurisdizione de' loro dominii a Federico Gonzaga, creandolo ad un tempo duca di Mantova c di Monferrato. Finalmente, dopo varie vicende, cui narrammo all’articolo Casale, questo borgo passò nel 1708 sotto la dominazione dell’augusta casa di Savoja.

Molare fu già signoria de' Grilli e de' Gentili di Genova.

Abbazia di Tilieto. Nel territorio di Molare, sulle sponde dell’Orba , giace una fertile pianura della lunghezza di più di un miglio, e di una larghezza non molto minore: nel lato opposto al fiume, la circondano elevati monti coperti di roveri e di castagni, donde discende un torrente a torrente a bagnarla da un altro lato. Sopra un colle in vicinanza di così fatta pianura, che in ogni tempo fu ricca di bella vegetazione, venne anticamente fondato un monastero, siccome in luogo molto acconcio a sollevare la mente alla meditazione delle eterne verità. Lo fondava nel 1120 il monaco Pietro, che dai religiosi dell’ordine cisterciense , a cui appartenne, era meritamente tenuto in concetto di santo. Questo monistero fu chiamato Sanctae Marie de Cruce, seu Civitacula; e poichè il sito, ove sorse, appellasi Tilieto, trovasi anche indicato con questo nome in varii diplomi.
Il primo abate di Tilieto fu il B.Pietro, il quale fondò pure il monastero di Lucedio, e venne infine promosso alla sede arcivescovile di Tarantasia. Un manuscritto del dottore Spinelli, riferisce che l’abate s. Bernardo siasi soffermato alcun tempo a Tilieto nell’anno 1133.
Nicolò, che presiedeva ai monaci tilietesi nel 1187, era venuto in tanta stima, che a lui si commetteva di decidere su gravi controversie; e si fu in quell’anno, che l’imperatore Arrigo VI confermò all’abazia di Tilieto il dominio ed il possedimento di quanto ella teneva sui territorii di Varaggio, Campo, Cassinelle, Castelvero, Castelletto, Capriata, Bosco, Frugarolo, concedendole ad un tempo i dritti sulla chiesa di s. Leonardo, e sugli edifizii e sulle pertinenze della stessa chiesa nel confine di Gamondio (Castellazzo): le diede inoltre, o le confermò l’uso della foresta di Rovereto, dei molini di Gamondio, di Varaggio, del Bosco e di altri luoghi, come pure l’uso del mare, de' fiumi e de' fonti, ove ai monaci tornasse in acconcio di fare la pesca, c donde loro giovasse di derivare le acque: l’Imperatore in fine con quel suo diploma del 1187 rinunziò a favore dell’abazia di Tilieto qualsivoglia diritto imperiale sui beni e sul patrimonio della medesima.
Nel 1193 un Gaspare era Dei, et apostolicae sedis gratia, abas Tilieti, e quindici anni dopo lo era un Guglielmo, a cui si professava una venerazione grandissima.
Di Gerardo da Raggio, abate di Tilieto, si fa menzione  nei decretali al cap. I de accusat., c nel cap. ex literis deexcens. Prelat.; per i quali appare che fu egli deputato visitatore apostolico da papa Innocenzo III, che quindi nel 1205 lo promosse al cardinalato. Questo medesimo Gerardo da Raggio fu quegli che aggiustò in compagnia del vescovo di Parma l’anno 1222 le differenze insorte tra i genovesi e il 1oro vescovo per riguardo alla giurisdizione di S. Remo.
Ottone IV con diploma del 18 luglio 1210 , emanato in Tortona, diede e confermò varii privilegii ai monaci tilietesi, altamente vietando a chiunque di usurparsi il loro bestiame, e di loro nuocere in qualunque  modo: a tale diploma si vedono sottoscritti Opizzone vescovo di Tortona, Giacomo vescovo di Torino, Guglielmo marchese di Monferrato, Manfredo marchese di Saluzzo e il marchese Guglielmo Malaspina.
Dodici anni dopo il Sommo Pontefice fatto consapevole della singolar dottrina e della saggezza di chi in allora presiedeva ai monaci di Tilieto. lo delegava a comporre alcune differenze tra l’arcivescovo Ottone ed il clero genovese.
Presso la metà del secolo XIII sorgeva una lite tra la chiesa d'Acqui ed i monaci di Tilieto relativamente alle decime, che questi dovevano pagare a quella chiesa per li beni che essi possedevano in territorio de Campali; ma si rappattumavano le parti mercè la transazione amichevole del 31 maggio 1251, con cui i monaci obbligavansi a pagare per decima alla chiesa d'Acqui in ogni anno un moggio di bel fromento secondo la misura di Ovada,
Nel 1311 Arrigo VII con diploma emanato in Milano, confermò a questo monistero tutti i possedimenti e tutte le concessioni accennate nel’anzidetto diploma di Ottone IV, concedendo a chiunque di fargli donazioni exceptis bonis feudalibus imperii.
Nella civica biblioteca di Genova esiste un manoscritto intitolato: l’antichissima abazia di Tilieto .......cercata nelle sue antiche memorie dal notajo Nicolò Domenico Muzio; ma questo scrittore non accenna all’epoca, in cui i monaci si dipartono da Tilieto; e quest’epoca, per quanto da noi si sappia, non fu indicata da verun altro. Solamente è noto. che al principio del 1600 più non vi avevano cisterciensi in questo monistero, ci cui era abate commendatario un Domenico Pinelli.

Note a Margine:

Goffredo Casalis (Saluzzo 1781-1856) ebbe l'idea di raccogliere in un'unica opera tutte le informazioni su ogni singolo comune e villaggio dello Stato Sabaudo. Quest'impresa si concretizzerà con il monumentale "Dizionario geografico, storico, statistico, commerciale degli stati di S. M. il Re di Sardegna". Nel1855 i volumi pubblicati erano 26. Questa immane opera lo impegnò per tutta la vita, nonstante non avesse mai goduto di ottima salute, riuscì a portare a termine l'impresa anche grazie alla collaborazione con Vittorio Angius. Morì un anno dopo l'ultimazione del suo "Dizionario". Tale opera è costantemente studiata e citata dagli storici grazie al rigore e minuziosità con la quale è stata redatta. Alla lettera M compare naturalmente Molare o Mollare, istantanea del nostro paese nella metà dell'800.

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